Pranoterapia significa in termini letterali, “Cura attraverso il Prana”; altri sinonimi sono: “Bioenergia, Bioterapia, Magnetismo, Bioradianza”. Dal punto di vista descrittivo la sua caratteristica più immediata sta nell’imposizione delle mani sul corpo di una persona, senza far uso di strumentazioni e senza manipolazione (tipica del Massaggio). Le mani sfiorano il corpo o addirittura si pongono a distanza variabile da esso, sia in movimento che immobili.
La Pranoterapia, come l’Agopuntura, è una Pratica antichissima che ha avuto alterne fortune. A differenza dell’Agopuntura e della Digitopressione, però, ha un retroterra filosofico e teorico molto più debole ed assai meno sistematico ma con ciò non meno interessante. Si parte dall’Antico Sciamanesimo con i suoi Guaritori Rituali, dall’ipotesi della mummificazione dei cadaveri come opera collettiva delle mani della Tribù, per giungere ai poteri dei Maestri Yogi e del Tai Chi. Poteri di Guarigione che essi ritenevano “inferiori” rispetto a quelli della “Liberazione Totale dello Spirito”. Il vocabolo “Prana” deriva dall’India ed è formato dalle radici “Pra” che significa “Unità di Base oppure Unità Fondamentale” e “Na” che significa “Energia” e può quindi essere tradotto come “Energia Unitaria Fondamentale oppure Energia Fondamentale dell’Unità delle cose” nel senso di energia che tiene unito il Tutto. Il termine viene così a designare un concetto comune in tutte le Tradizioni, che è quello di “Energia Vitale”. Questo termine è molto diffuso nel tempo e nello spazio, sia in Occidente che in Oriente, sistematizzato in maniera eccelsa soprattutto dalle Medicine Tradizionali Cinesi (Taoiste) ed Indiana (Ayurvedica).
Di per sé ogni Terapia, secondo queste concezioni, è tale perché ricorre al “Prana”; la Pratica designata come “Pranoterapia” è, invece, la traduzione terapeutica di quella “Imposizione delle mani” che da sempre l’Umanità ha usato ed usa, come gesto simbolico, religioso o laico, in ogni tempo e luogo, fin dalla più remota antichità. L’uso del termine “Pranoterapia”, per qualificare l’imposizione delle mani a scopo terapeutico è quindi in parte legittimato dalla sua radice antica.
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