La mamma di una bambina obesa si rammaricava di aver provocato questo squilibrio perché fin dai primi giorni di vita era molto preoccupata di darle il massimo di nutrimento e via via che la piccola cresceva le offriva molto spesso cibo, intrattenendola con tv e giochi elettronici per farla mangiare il più possibile e alleviare la sua ansia. Quando, già a tre o quattro anni la bambina ha cominciato a mostrare un appetito formidabile e un sovrappeso importante, i genitori si sono posti il problema e hanno cercato di porvi rimedio.
Un’altra mamma mi parlava del suo bimbo di due o tre anni che la faceva disperare perché “non mangia niente”; il bambino era presente e mentre giocava – era circa mezzogiorno - ciucciava da un biberon pieno di succo di frutta industriale. Certamente anche quel giorno a pranzo non avrebbe mangiato…
Le tematiche sono tante e sempre legate alle problematiche psicologiche delle madri o delle persone che stanno più a contatto con i bambini. E’ frequente che i bambini “disappetenti” mangino normalmente in situazioni diverse da quella solita familiare.
Dunque in questi casi si evidenziano genitori che apparentemente… amano troppo! Comprendere le difficoltà psicologiche legate ai disturbi dell’alimentazione è importante per diventare consapevoli delle responsabilità che genitori ed educatori hanno nell’instaurarsi dei disturbi, non per colpevolizzarsi ma per poter superare le proprie difficoltà e poter mettere in atto modi più sani e salutari.
Sentire fame o sete e chiedere cibo è uno degli istinti primordiali e naturali, pensiamo al neonato che strilla perché ha fame. A volte ai bambini, così come a noi adulti, semplicemente non va di mangiare ed è bene assecondare questo desiderio che potrebbe diventare pericoloso solo in rarissimi casi.
Chiediamoci allora se quando “preghiamo” i nostri figli di mangiare anche se non hanno fame e cerchiamo di “imbrogliarli” distraendoli mentre mangiano, stiamo occupandoci della loro salute o cercando di nasconderci le nostre difficoltà.
Alcune problematiche legate all’educazione dipendono anche dal contesto culturale, ad esempio in Italia capita più spesso che nei paesi di cultura anglosassone di essere troppo protettivi, ben oltre l’età infantile e adolescenziale. Si pensi a ragazzi e ragazze che fino a 30 anni e più vivono con i genitori, cosa impensabile in altri paesi. Certo questo dipende anche da difficoltà economiche dei giovani, ma c’è anche una innaturale tendenza a non lasciar andare i figli e affrontare consapevolmente da entrambe le parti la sofferenza del distacco. La conseguenza sono spesso adulti immaturi che devono affrontare in un’età avanzata la difficoltà di diventare adulti consapevoli e indipendenti.
In medicina tradizionale cinese questo aspetto è collegato energeticamente all’elemento Metallo e ai polmoni; quando in una persona questo elemento è in squilibrio tra le conseguenze c’è da un lato lo squilibrio dei polmoni, dall’altro l’incapacità di gestire l’emozione collegata, la tristezza, la separazione, la perdita. Come le altre emozioni, anche la tristezza può essere accolta e osservata, e allora diventa un’occasione di crescita, altrimenti si radica nel corpo creando squilibrio e tensione.
Quando un genitore pensando di far bene nasconde una verità scomoda al proprio bambino lo renderà insicuro e timoroso. Se per esempio una mamma di un bimbo piccolo lo lascia a scuola senza che questi se ne accorga, il bambino si sentirà tradito e abbandonato, avrà in futuro paura che questo possa riaccadere e diventerà ansioso; se invece, nonostante qualche lacrima e protesta, gli spiegherà che dovrà restare per un po’ in un posto sicuro e avrà cura di gestire con intelligenza un progressivo distacco, quel bambino sentirà di potersi fidare e si sentirà sereno. Le bugie pietose verso i bambini sortiscono sempre l’effetto opposto.
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