Prefazione di Vincenzo Ramòn Bisogni
Oceano di polvere e di parole, questo che consolidano agli occhi della nostra immaginazione i liberi versi di Griffin Lou Zanutta che possiedono innati i ritmi della femminilità più vaga, più immaginifica senza traccia alcuna di fragilità o, peggio, di nevrotica fantasia.
Leggi di Musica e ne senti danzare ogni nota nell'aria; ti parla di brezze e di rose e sa avvolgerti di aromi di mare e di petali, selvaggi e dolcemente aspri. A volte ti trafigge con la malinconia ferita di “Sogni innocenti” o con la disillusione de “Il tempo fra le fronde”. Qua e là trovi sparso qualche ermetismo che non è cedimento alla maniera ma segno di dubbiosa incomunicabilità.
E sempre, in ogni titolo, in ogni verso, in ogni pagina individui una generosità muliebre che indovini perfino sotto la sferza severa, irreplicabile di “Non chiedere” o di “Cielo nero”.
L'asciutta solidarietà di “Africa”, con la sua evidente assenza di pietismi, ispira ancora maggiore partecipatività, quella stessa che, generalizzata, non puoi non dare a pagine come “provare a” e ad altre di medesima ispirazione.
Perché, tra tante immagini pur ricche dell'astratta bellezza del verso felice, avverti l'affollarsi in punta di piedi di tanta umanità che felice non è né mai riuscirà ad essere, persa in domande senza risposta, in disillusi “perché”, fino a rimanere avvolta in una nebbia esistenziale che presagisci non diradabile fino a toccarti, ahimé, vanamente cuore ed anima.