Tra i numerosi orientamenti teorico pratici delle varie scuole possiamo citare a titolo esemplificativo alcune di esse:
- psicodinamico/psicoanalitico: secondo tale orientamento il sintomo è la conseguenza di un conflitto inconscio tra alcune istanze psichiche, o può essere attribuibile a problemi strutturali nello sviluppo di alcuni assetti psichici interni nel corso dello sviluppo psicologico.
Per adattarsi all’ambiente e fronteggiare la vita quotidiana l'individuo sviluppa delle difese di tipo psicologico e l'evento problematico o traumatico viene reso parzialmente gestibile, ma permane nel sistema psichico come conflitto inconscio. In questo quadro il sintomo rappresenta quindi l'espressione esplicita di tale conflitto.
All’interno di questo ampio inquadramento esistono a loro volta numerose altre correnti specifiche, tra le quali: psicoanalitiche classiche, freudiana, junghiana, lacaniana, adleriana, psicoanalitico-relazionali, psicoanalitico-intersoggettive. Esistono inoltre forme di psicoterapia psicodinamica breve;
- adleriano: è una psicoterapia psicodinamica basata sugli assunti della psicologia individuale di Alfred Adler secondo la quale il comportamento umano è espressione di un progetto, solo in parte cosciente, teleologicamente orientato al perseguimento di una maggiore stabilità e sicurezza; le relazioni interpersonali sono parte costitutiva della vita psichica: non è possibile studiare l'uomo, "essere sociale", come soggetto a sé stante, ma solo all'interno del suo contesto sociale; il comportamento e le sue manifestazioni, consce ed inconsce, sono determinate dallo "stile di vita", impronta "unica ed originale", che caratterizza il modo di essere, i pensieri, le opinioni, le emozioni, i sentimenti;
- cognitivo-comportamentale: ha un approccio più scientifico, che origina da Pavlov in poi. In tale frangente il sintomo si considera come l'espressione di un precedente apprendimento di schemi comportamentali, emotivi e di pensiero errati o disadattivi, derivanti da peculiari esperienze di vita del paziente, eventualmente mantenuti da un contesto interpersonale patogeno. Il soggetto che li mostra viene pertanto considerato portatore di strutture cognitive non adeguate, o di processi cognitivi inadatti a selezionare e ad elaborare in modo funzionale gli stimoli ambientali. Tali apprendimenti se non modificati da esperienze successive, diventano disfunzioni comportamentali, cognitive o emotive.
Per decondizionare il paziente dai vecchi, inadattivi schemi di pensiero e comportamento lo psicoterapeuta si può avvalere di tecniche, strategie, esercizi cognitivi e comportamentali, role playing, dialogo socratico, maieutico, psicoeducativo, problem solving, trasmissione di nuove abilità;
- sistemico-relazionale: secondo tale approccio colui che porta con sé un sintomo si definisce “paziente designato”. Egli viene considerato come un membro del sistema-famiglia, inteso come la propria e quella di generazioni precedenti, che esprime o segnala il funzionamento disfunzionale di uno o più dei sistemi di cui egli è uno dei vertici. Tale membro è designato dal sistema stesso, secondo una prospettiva bio-psicosociale, ed esprime una modalità disfunzionale di vivere, pensare, agire.
L’approccio terapeutico in questo caso è finalizzato a modificare le regole del sistema, in particolare le modalità di comunicazione e di interazione tra i membri.
E’ una scuola che trae ispirazione dalla cibernetica americana negli anni ‘50, si è organizzata intorno alla Scuola di Palo Alto e il Mental Research Institute, con i principali esponenti Gregory Bateson, Don D. Jackson, Jay Haley, Paul Watzlawick. In Europa si è diffusa negli anni ‘80 nei campi della neuropsichiatria, delle tossicodipendenze, soprattutto sul fronte della salute pubblica, e nella psicologia del lavoro. Per ampio periodo in Italia l’orientamento sistemico-relazionale è coinciso con la terapia familiare organizzato dal Modello della Scuola Milanese, di Selvini-Palazzoli, Boscolo, Cecchin e Prata.
- psicosintetico: è un movimento psicologico di derivazione psicoanalitica, fondato agli inizi del secolo dallo psichiatra Roberto Assagioli (1888-1974) e sviluppatosi come indirizzo umanistico-esistenziale, vicino anche a temi transpersonali.
Secondo tale scuola di pensiero il sintomo viene considerato sintomo espressione di un allontanamento dal Sé transpersonale, il cui riflesso nel campo della coscienza è il sé o io personale.
Il fine della terapia in questo caso dovrebbe coincidere con il superamento della terapia stessa, al fine di conquistare autonomia e indipendenza, e la guarigione esistenziale intesa come maturazione psichica che ha come effetto naturale la scomparsa collaterale dei sintomi. In questo processo la volontà e la componente spirituale e transpersonale hanno un valore fondamentale.
- ericksoniano: è un approccio radicato ampiamente sulla ipnosi, secondo gli studi e le ricerche di Milton H. Erickson. E’ una psicoterapia breve che professa l’unicità del singolo paziente e con essa della relativa cura, il valore dell’inconscio come riserva di potenzialità, la capacità di autoguarigione dei singoli, la capacità di apprendere nuovi modi di pensare e agire.
Secondo tale metodo il sintomo viene visto come una inadeguata relazione tra mente conscia e mente inconscia e la terapia dovrebbe aiutare il paziente a risolvere i suoi sintomi e problemi.
- funzionale: la sua codifica è da attribuirsi a Luciano Rispoli che negli anni ‘80 ha fondato la Scuola di Napoli, con presupposti diversi dal primo funzionalismo. E’ un approccio che considera la globalità della persona intesa come insieme di mente e corpo. In questo senso i sintomi non sono mai esclusivamente somatici o psichici, ma una rappresentazione complessa di disagi profondi e conflitti interiori che attacca l’intero organismo. Il neo-funzionalismo in particolare porta avanti questo pensiero approfondendo lo studio e la ricerca degli aspetti psicofisiologici e psicobiologici che sono alla base di comportamenti, pensieri, emozioni, atteggiamenti, gesti e movimenti.
In questo approccio non vengono analizzati i sintomi in sé, ma i funzionamenti di fondo e la terapia si rivolge a tutti i piani psico-corporei del Sé che possono diventare sintomatici se si disconnettono tra loro.
- transpersonale: considera l’esperienza umana integrale - che si definisce come il dialogo partecipativo tra Io e il mondo - sano per definizione e in grado di organizzare il processo verso il benessere, l'unità, l'armonia, l'integrazione e la realizzazione.
Essa porta avanti le precedenti correnti psicodinamiche, comportamentali, umanistiche e concilia l’indagine dell’inconscio, la correzione di mappe cognitive obsolete, lo sviluppo delle potenzialità umane, l’esplorazione di nuove aree come le esperienze pre-natali e perinatali, le dimensioni super-consce dello spirito, connesse con gli stati transpersonali della coscienza.
Le parole chiave della sua modalità terapeutica si possono così riassumere: Integrazione, Espansione, Connessione, Circolarità, Altezza e profondità, Saggezza, Disidentificazione.
Tra gli esponenti di maggiore rilievo possiamo ricordare: Pierre Weil, Stan Grof, John Pierrakos, Arnold Mindell, Pier Luigi Lattuada.
- gestaltico: è una posizione terapeutica che trae si riferisce alla psicologia della forma o psicologia della Gestalt, che nacque agli inizi del XX secolo in Germania. E’ una forma di psicoterapia umanistico-esistenziale, che si focalizza sulla dinamica di creazione di configurazioni figura-sfondo, organismo-ambiente. E’ stata inaugurata ufficialmente negli anni ‘40 da Fritz e Laura Perls e trae ispirazione dalla psicoterapia freudiana, junghiana e reichiana, la teoria del campo di Lewin, l'esistenzialismo, la fenomenologia, e della Psicologia della Gestalt da cui prende il nome.
Nell’analisi di una persona vengono considerate tutte le componenti possibili, fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale. La ricerca del cosa e del come prevalgono sul perché. L’obiettivo è l’incremento della consapevolezza al fine di cambiare in modo autentico e responsabile.
- umanistico: è una forma di psicoterapia che si è sviluppata negli anni ‘60 su iniziativa di Abraham Maslow che riunì un gruppo di psicologi fondando l'Associazione di Psicologia Umanistica. Viene considerata la “terza forza” della psicologia, per superare i limiti degli approcci psicodinamico e comportamentale, traendo ispirazione dall’Esistenzialismo e e dall’Umanesimo.
Soggettività, creatività, sviluppo delle potenzialità, autorealizzazione, volontà, capacità di condurre un'esistenza piena e vitale, capacità di scelta, rapporto con l’ambiente sono considerati centrali per il benessere.
In questa scuola la persona sana è colei che si muove consapevolmente nel processo di crescita determinando il suo percorso in base ai bisogni che sente ed alle scelte che fa per soddisfarli.
- corporeo: è detto anche anche psicoterapia orientata al corpo ed è un approccio psicoterapeutico che applica i principi di base della psicologia somatica. Le sue origini risalgono al lavoro di Pierre Janet, Sigmund Freud, Wilhelm Reich, che lo ha sviluppato come vegetoterapia. La maggior parte di essi sono accomunati dal lavoro sulla percezione corporea presente come strumento per portare alla coscienza i processi mentali inconsci sconosciuti.
Nel tempo si sono sviluppate numerose scuole diverse, ad esempio: l’Analisi bioenergetica di Lowen, la Core energetica di Pierrakos, la Radix di Chuck Kelley, Psicoterapia organismica di Malcolm e Katherine Brown, la Biosintesi di David Boadella, la Psicologia biodinamica di Gerda Boyesen, la Rubenfeld Synergy o Sinergia Rubenfeld di Ilana Rubenfeld, il Body-Mind Centering di Bonnie Bainbridge Cohen, la Body-mind Psychotherapyo di Susan Aposhyan.
Il suo campo di applicazione sembra particolarmente fruttuoso per la cura dei traumi psicologici, per la sindrome post traumatica da stress, per i disturbi psicosomatici, per la schizofrenia.
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