Esistono diverse definizioni del termine “psicoterapia”, così come numerosissimi orientamenti teorici e pratici dei quali si riconosce maggiore o minore efficacia a seconda della ricerca che è stata effettuata sul loro esito.
Una delle più complete e forse meno tautologiche è quella offerta da Wikipedia:
“La psicoterapia è una pratica terapeutica della psicologia clinica e della psichiatria, ad opera di uno psicoterapeuta (psicologo o medico, adeguatamente specializzati), che si occupa della cura di disturbi psicopatologici di natura ed entità diversa, che vanno dal modesto disadattamento o disagio personale fino alla sintomatologia grave, e che possono manifestarsi in sintomi nevrotici oppure psicotici tali da nuocere al benessere di una persona fino ad ostacolarne lo sviluppo, causando fattiva disabilità nella vita dell'individuo”.
Il termine “psicoterapia” indica letteralmente la “cura dell’anima”. Si avvale di diverse tecniche e strumenti, a seconda dell’orientamento teorico, ascolto, analisi del colloquio, della comunicazione verbale, non verbale, corporea, sogni, atti mancati, lapsus, schemi cognitivi, stereotipie comportamentali, produzione artistica, al fine di superare sofferenze, blocchi psicoemotivi, che si manifestano in diverse sintomatologie (es. ansia, depressione, panico, insonnia, somatizzazioni organiche), che impediscono un buon adattamento alla realtà sociale, relazionale, affettiva, scolastica, professionale e la relativa autorealizzazione e benessere globale.
Le psicoterapie possono essere individuali o di gruppo su cui do qualche informazione più dettagliata. La psicoterapia di gruppo è una forma di psicoterapia in cui l'intervento clinico viene effettuato in un setting gruppale. Essa può fare riferimento a vari tipi di orientamenti teorici e avvalersi di strumenti, strategie, pratiche diverse a seconda di essi. Può essere esclusivamente verbale o integrarsi anche con modalità più espressive, di laboratorio, come l’arte terapia o lo psicodramma.
Le prime forme di psicoterapia di gruppo pare che risalgano all'inizio del XX secolo, in contesto medico e psichiatrico, in particolare grazie al lavoro pionieristico di Joseph Pratt, internista del Massachusetts General Hospital di Boston, che nel 1905 avviò un lavoro di gruppo per 15 pazienti ammalati di tubercolosi con finalità educative, psicologiche, di sostegno.
In ambito psichiatrico e psicoterapeutico l’inizio delle terapie di gruppo pare che risalgano a Edward Lazell, nel 1919 con dei pazienti psicotici, Julius Metzl, con gli alocolisti, e Trigant Burrow,con pazienti nevrotici e successivamente con lo psicoanalista Alfred Adler.
Grande successo ebbe poi negli anni ‘30 Jacob Levi Moreno,con il sociogramma e lo psicodramma, Rudolf Dreikus con i primi gruppi terapeutici privati, Sam Slavson con l’innovazione dei gruppi terapeutici con bambini.
D’altro canto, Wilfred Bion e S. H. Foulkes, si avvalsero dei gruppi terapeutici per il supporto dei soldati traumatizzati, durante la Seconda Guerra mondiale, ponendo le basi per la futura socioanalisi.
Alla fine degli anni ‘40 a Kurt Lewin ebbe il merito di indagare approfonditamente le dinamiche di gruppo, soprattutto nei contesti non analiticamente orientati. Infine, negli anni ‘60 le terapie di gruppo iniziarono a diffondersi ampiamente anche in Europa per porre le basi della clinica gruppale attuale.
Speranza, socializzazione, condivisione, informazione, correzione di dinamiche familiari distorte, universalità, imitazione, apprendimento interpersonale, catarsi, fattori esistenziali sembrano essere, secondo Irvin Yalom, alcuni degli elementi principali attivi comuni alle terapie di gruppo.
Rispetto alle terapie individuali quelle di gruppo possono presentare alcuni vantaggi, tra i quali: il trattamento di più persone con minori risorse, il minore impatto economico per i pazienti, la maggiore efficienza economica quando sono attuate nei contesti di Sanità pubblica, la possibilità di osservare le proprie dinamiche interiori grazie alla proiezione e identificazione con gli altri, di coltivare e analizzare le relazione non solo col terapeuta, ma anche con gli altri pazienti, oltre che col gruppo nel suo complesso, la coltivazione di una maggiore dinamicità comunicativa.
Le terapie di gruppo, però, non sono indicate per tutti: alcune persone, per motivi personali, culturali, sociali, educativi non si sentono in grado o nelle condizioni di essere inserite in gruppo e di interagire in esso. Lo stesso terapeuta deve avere una sua formazione umana e professionale ben specifica per lavorare in tale contesto, che può essere assai diverso rispetto a quello duale.
La psicoterapia in Italia viene effettuata per legge esclusivamente da un psicoterapeuta che è un medico o psicologo abilitato all’esercizio della professionale e iscritto al relativo Albo. Nessuna norma di legge stabilisce comunque cosa sia la psicoterapia e di cosa si possa occupare. La norma indica che il professionista medico ed il professionista psicologo rilasciano entrambi prestazioni riconosciute come sanitarie, ovvero ascrivibili a diagnosi, cura e riabilitazione nel proprio ambito di competenza.
In questi ultimi anni ampio dibattito e ricerche sono state effettuate relativamente alla verifica della reale efficacia della psicoterapia. Ampia discussione al proposito è sorta a partire dagli anni ‘60 in seguito alla divulgazione delle registrazioni delle sedute psicoterapeutiche di Carl Rogers con la relativa analisi fenomenologica.
Negli anni ‘80 Smith, Glass e Miller, tramite la metanalisi hanno comparato protocolli di ricerca diversi tra loro, inaugurando l’indagine l'indagine empirica sui comuni denominatori in psicoterapia. Anche se il valore statistico dei risultati può essere buono, tuttavia gli esiti non sono del tutto generalizzabili, a causa della specificità di ogni singolo paziente.
Secondo alcune tali ricerche pare che vi sia una maggiore efficacia delle terapie cognitivo-comportamentali e psicodinamiche rispetto ad altre, mentre altre ricerche hanno rilevato una maggiore efficacia delle prime, e altre della psicoterapia dinamica breve. La psicoterapia dinamica classica, molto più lunga di durata rispetto a quest’ultima, tuttavia, è meno indagabile nella sua efficacia, perché risponde a criteri meno standardizzabili e variabili a seconda del terapeuta stesso.
Interessante notare come altre ricerche hanno messo in luce che soprattutto la psicoterapia cognitivo-comportamentale per la cura della depressione riporta un margine di successo pari se non superiore all’uso degli psicofarmaci con i vantaggi che non comporta effetti collaterali e i risultati ottenuti sono più stabili nel tempo. Tale superiorità di effetti benefici sembra presente anche per la cura di altri disturbi quali ansia e panico.
Infine, relativamente più recenti sono le ricerche tramite il neuroimaging. Con l’ausilio della Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) e la Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) sono stati esaminati gruppi diversi di pazienti affetti da disturbo ossessivo-compulsivo, da fobia specifica o sociale, da disturbi depressivi maggiori o schizofrenici.
Sono stati messi a confronto l’efficacia su tali disturbi degli psicofarmaci, della psicoterapia cognitivo-comportamentale sui fronti biologico e comportamentale.
Dall’analisi dei risultati è emerso che la psicoterapia apporta significativi cambiamenti nell'attività funzionale cerebrale dei pazienti e tali modificazioni sono strettamente correlate al miglioramento clinico. Tali cambiamenti, inoltre, riguardano l'attività funzionale delle aree, sia corticali sia sottocorticali, implicate nella specifica patologia, e non altre aree.
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