Il counselor è un professionista della relazione d’aiuto che esercita il counseling, che è un’attività di orientamento e sostegno rivolta alle persone che stanno vivendo un periodo difficile, momenti di difficoltà e malessere legati a fasi di transizione, o stati di crisi esistenziali: la fine di una relazione affettiva, un lutto, una separazione, forti cambiamenti, trasferimenti, scelte importanti, difficoltà di relazione e/o di comunicazione, difficoltà ad esprimersi, insoddisfazione, desiderio di mettere a fuoco le proprie risorse, conoscersi meglio, coltivare la creatività andando verso il raggiungimento di un maggior benessere. L’attività del counselor si svolge in un setting una situazione fatta di regole, anche fisiche, che definisce la relazione. Il setting è primariamente uno spazio fisico ma è anche i tempi e i modi di svolgimento degli incontri è il dove, come, quando, per quanto tempo, quante volte. Le regole del setting individuano e strutturano gli incontri. Nel setting il counselor instaura una relazione che è centrata sul rispetto ed il valore dell’altro, potenziando le qualità piuttosto che reprimendo i difetti, poiché ciascuno ha in sé una enorme capacità autorigenerativa che molto spesso è sufficiente solo stimolare. Lavorando sulle parti positive si attuano evoluzioni e cambiamenti più facilmente e più stabilmente che andando a rimuovere le parti ritenute, a torto o a ragione, insoddisfacenti e oscure, infatti, il presupposto che costituisce il rapporto di counseling è che la persona che chiede aiuto ha già in sé le risorse necessarie per superare i problemi
Obiettivo
L’obiettivo del counselor è il miglioramento della qualità della vita del cliente sostenendo i suoi punti di forza. Egli aiuta le persone a gestire i propri problemi non dando soluzioni ma aiutando, come già detto, a far emergere le risorse che sono dentro di loro. Queste risorse possono emergere quando viene fornito un clima di atteggiamenti facilitanti che sono l’ascolto attivo, l’empatia e l’accettazione incondizionata, i tre pilastri del counseling, come dal modello dello psicoterapeuta statunitense Carl Rogers, “padre” del counseling. A tal fine Il counselor offre uno spazio sicuro e riservato dove le persone trovano accoglienza e supporto per esprimersi. Con un ascolto attento e senza giudizio egli cerca di comprendere empaticamente i vissuti del proprio interlocutore. E’ proprio grazie a questo tipo di comprensione che, le forze rigeneratrici sorgono dal centro della persona per aiutarla e indirizzarla. Chiunque si rivolga a un counselor, ha la chiara sensazione di essere ascoltato e compreso veramente. Inoltre, questa sensazione di comprensione, produce nel cliente un progressivo rilassamento man mano che egli verifica, quasi con sorpresa, di non essere giudicato né etichettato dal counselor.
I benefici del Counseling
I benefici del counseling sono il miglioramento delle competenze relazionali e comunicative; una maggiore conoscenza di sé stessi; lo sviluppo delle capacità di gestione dello stress; il superamento di eventuali momenti di difficoltà transitoria; il superamento di problematiche non psicopatologiche, la capacità di prendere decisioni con consapevolezza.
Nascita del Counseling
Il counseling, nasce come vera e propria figura professionale negli Stati Uniti intorno agli anni ’20, per indicare tutti coloro che, pur svolgendo un lavoro richiedente una buona conoscenza della personalità umana, non erano né psicologi né psicoterapeuti, utilizzato per lo più nei college con gli studenti che erano in crisi di orientamento, persone in una situazione di difficoltà generante malessere senza per questo avere disturbi profondi o patologie specifiche.
Si sviluppa nell’ambito della psicologia umanistico esistenziale la cui caratteristica principale è quella di mettere al centro della relazione d’aiuto l'essere umano che, rispetto alle teorie precedenti, non è in balia delle forze esterne e interne ma è, invece, consapevole delle sue scelte e responsabile della sua esistenza. Carl Rogers, Rollo May, Abraham Maslow sono i maggiori rappresentanti di questa corrente, i padri fondatori del counseling. Essi individuarono nel bisogno di crescita e di affermazione le principali spinte di ogni comportamento umano e nel senso di autostima il presupposto fondamentale dell'equilibrio personale.
Rollo May, considerato il padre della psicologia esistenzialista americana, autore de “L’Arte del Counseling”, in cui dopo aver descritto gli aspetti fondamentali del processo di counseling, dichiara che: “la fase conclusiva del superamento del problema, la vera trasformazione della personalità, spetta solamente al cliente; il counselor può solo guidarlo, con empatia e rispetto, a ritrovare la libertà d’essere se stesso” aggiunge che “il compito del counseling è favorire lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità del cliente, aiutandolo a superare quei problemi che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente nel mondo esterno, ciò significa che presupponiamo che il cliente ha sia le potenzialità sia le capacità di svilupparsi, solo che a volte può trovarsi in situazioni di difficoltà, e questa sua capacità a volte si può incagliare. “Il superamento del problema, la vera trasformazione, comunque, spetta solamente al cliente”. Qui subentra un altro concetto importante: il counselor non è il sapiente, non è colui che possiede una qualche verità, che poi verrà rivelata al cliente che andrà poi illuminato per il mondo…Il counselor sta lì per favorire l’emergere della verità individuale della persona, ecco perché non dà consigli, perché il consiglio è la mia idea di come risolvere o affrontare un problema…Io cerco di favorire la tua soluzione, con empatia e rispetto, per far sì che tu possa ritrovare la libertà di essere te stesso”.
Un'altra persona che ha dato un contributo fondamentale al counseling è, come detto, sopra, Carl Rogers, uno psicologo statunitense, fondatore della terapia non direttiva e noto per i suoi studi sul counseling all'interno della corrente umanistica della psicologia., il quale dice: “…è’ una situazione in cui il calore umano, l’accettazione incondizionata, e l’assenza di ogni pressione personale da parte del counselor permette l’espressione più libera di sentimenti, comportamenti e difficoltà da parte del cliente”. Il calore umano e l’accettazione incondizionata sono una grande novità perché mentre nelle discipline psicologiche precedenti l’operatore tentava una neutralità assoluta, quasi di non esserci, per avere una sorta di visione esterna e soggettiva della situazione della persona, ora quest’aspetto viene superato da questa nuova visione, in cui si accetta che la persona c’è come persona, e viene accettata in maniera incondizionata, quindi non ti giudico, non penso che la cosa sia giusta o sbagliata. Il counselor non cerca di avere un potere personale sul cliente (il potere della sapienza, come nel rapporto medico-paziente) ma favorisce l’espressione libera di comportamenti e di sentimenti.
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