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Contributi Psicologici

Sogni

A cura di Anna Fata

Il termine “sogno” deriva dal latino “somnium”, derivato a sua volta da “somnus”, “sonno” e si riferisce all'attività mentale che si svolge durante il sonno, e il contenuto stesso, la serie di immagini che in quell'attività si avvicendano.

 Il sogno è un fenomeno psichico legato al sonno, in particolare alla fase REM, caratterizzata dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come apparentemente reali dal soggetto sognante. Lo studio e l'analisi dei sogni inducono a riconoscere un tipo di funzionamento mentale avente leggi e meccanismi diversi dai processi coscienti di pensiero che sono invece oggetto di studio della psicologia tradizionale.

Il sogno è una produzione psichica che ha luogo durante il sonno ed è caratterizzata da emozioni, percezioni e pensieri relativi a persone, situazioni o oggetti generalmente vissuti dal sognatore come reali e solo più raramente accompagnati dalla consapevolezza della loro irrealtà. Nei sogni le caratteristiche dell'esperienza cosciente diurna sono notevolmente alterate, sono assenti le leggi logiche, la dimensione spaziotemporale è del tutto stravolta. Spiccato è il valore simbolico dei contenuti.

In realtà, a livello neurofisiologico, pare che il sogno si verifichi sia nella fase del sonno REM, in cui sono presenti rapidi movimenti oculari, sia in quella non-REM. La prima è caratterizzata dal susseguirsi di elementi allucinatori con grande attività sensoriale, specie di vista, udito, cenestesi. La seconda è di durata minore, meno vivido a livello sensoriale, e meno bizzarro rispetto al tipo precedente.

Si è visto che l'emisfero destro risulta più coinvolto nell'organizzazione degli aspetti geometrico-spaziali del sogno, oltre che degli aspetti emozionali, mentre quello sinistro parteciperebbe agli aspetti legati alla sua narrazione.

Inoltre, si sono riscontrati anche cambiamenti a livello ormonale, con abbondante rilascio di prolattina, melatonina e ormone della crescita.

Il sogno in genere, nell’adulto occupa circa 80-90 minuti per notte, e per quanto articolato e complesso, può avvenire nell'arco di pochi secondi. Il ricordo di esso può essere assai raro e infrequente, per cui molta della nostra produzione onirica va perduta.

Si ipotizza che i sogni che si ricordano riguardano esperienze significative e strettamente collegate con le dinamiche psicologiche conflittuali, o comunque più importanti in quel momento, per quella persona. Probabilmente, i sogni che si ricordano costituiscono dei tentativi di visualizzare e a volte risolvere conflitti, problemi o particolari dinamiche psicologiche di una persona.

Il linguaggio del sogno è in prevalenza basato sulle immagini, una forma comunicativa universale, rapida, sintetica, polisemantica.

Rispetto alla prima formulazione freudiana sul sogno, secondo la quale esso era una forma di soddisfazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio inappagato nel corso della vita diurna, sono stati compiuti notevoli passi avanti.

Carl Gustav Jung ha ipotizzato che i sogni possono compensare atteggiamenti unilaterali attuati da svegli.

Ronald Fairbain ha definito il sogno come un fenomeno schizoide da interpretare alla luce della teoria degli oggetti parziali di Melanine Klein, ponendo l’accento sull’aspetto simbiotico della personalità.

Bonime ipotizza che esso sia una forma di autoinganno volta a rafforzare un modello di vita, ponendo l’accento sull’aspetto comportamentale sociale della personalità.

Eugen Tarnow ha ipotizzato che i sogni siano una forma di stimolazione continua della memoria a lungo termine, durante tutto il corso della vita. La stranezza dei sogni è dovuta alla configurazione della memoria a lungo termine.

Secondo Ferenczi il sogno può comunicare qualcosa che non si sta dicendo completamente.

Per Hartmann i sogni possono funzionare come la psicoterapia attivando connessioni in un posto sicuro e consentendo al sognante di integrare cose e pensieri che altrimenti verrebbero dissociati nella fase conscia. 

Secondo lui il cervello crea e disfa continuamente connessioni neuronali. In questo contesto il sogno sarebbe l’attività mentale caratterizzata dalle connessioni più labili,  che potrebbe elaborare nuovo materiale nella memoria cerebrale, in modo da ridurre l’eccitazione emotiva e attenuare traumi e stati di stress psicologico nell’individuo.

Griffin a sua volta ha formulato la “Teoria di adempimento dell'aspettazione di sognare” che indica che sognando metaforicamente si completano modelli di aspettazione emotiva e di così facendo si abbassino i livelli di stress e del relativo cortisolo.

Per  Hobson e McCarley, in base alla “Teoria di attivazione di sintesi”, durante la fase REM del sonno si attivano quelle aree del cervello coinvolte nelle sensazioni, nelle emozioni e nei ricordi. Il cervello sintetizza questa attività interna e cerca di dare un significato ai segnali generati. Gli studiosi ritengono che proprio da qui nascano i sogni, che costituiscono personali interpretazioni di segnali prodotti dal nostro cervello.

Nella ipotesi di Deirdre Barret, della Harvard Medical School, i sogni sarebbero uno strumento di cui l’uomo si serve per risolvere i problemi che lo affliggono durante le ore di veglia. Sognare rappresenterebbe, pertanto, un’attività cerebrale non dissimile da quella del pensare, entrambe frutto di una lunghissima storia evolutiva.

Una citazione doverosa deve essere effettuata anche in merito ai sogni lucidi che per Frederik Van Eeden sono una tipologia di sogni in cui il sognatore, che egli definisce onironauta, prende coscienza del fatto di sognare e si rende conto di possedere due corpi, il corpo fisico, che è addormentato, e il corpo nel sogno, che invece è attivo.

Nel susseguirsi di ricerche, ipotesi e teorie sui sogni resta comunque inalterato, nel contesto psicoanalitico, in cui il sogno rappresenta una tra le colonne portanti del percorso analitico, il valore dell’affermazione freudiana secondo la quale il sogno rappresenterebbe la via maestra per esplorare l’inconscio. E’ stata la stessa analisi dei sogni che ha dato vita alla psicoanalisi, che si connotava prima di tutto come forma di autoconoscenza e non come forma di terapia.

Nel sogno vengono rappresentate le fantasie rimosse durante lo stato di veglia, in una forma di teatro personale.

Secondo Freud i sogni costituiscono una rappresentazione di desideri e pensieri inconsci. Nella sua visione della personalità gli individui sono guidati da istinti aggressivi e sessuali che vengono repressi dalla consapevolezza cosciente, ma trovano via d’uscita ed espressione nei sogni. Per questo i sogni si possono definire come “adempimenti camuffati di desideri repressi”.

Per Freud in tutti i sogni è possibile rilevare un significato manifesto ed un significato latente. Il contenuto manifesto è costituito dalla storia e dagli elementi del sogno di cui, talvolta, il sognatore si ricorda al suo risveglio. Il contenuto latente, invece, racchiude il significato profondo del sogno. Questo contenuto, essendo mascherato da  simbolismi, spesso anche complessi, necessita di essere interpretato. Per una adeguata interpretazione dei sogni occorre conoscere a fondo non solo le dinamiche dei sogni, ma anche la personalità e le esperienze del sognante.

Il sogno è altamente radicato nell’uomo, ed è lui stesso a dover fornire una chiave di lettura all’analista, il quale deve riuscire ad accedere all’inconscio grazie alla decodifica dei sogni, essendo questi lontani dalla vita psichica conscia.

Nella concezione freudiana del sogno i due meccanismi principali che sono deputati alla trasformazione e rappresentazione del materiale onirico sono lo spostamento di oggetto rappresentato e la condensazione, una crasi di temi e simbolismi. Questo permette al mattino di ricordare, per un periodo più o meno lungo, immagini mentali e relative emozioni, normalmente censurate.

Per Freud tutto il materiale che costituisce il contenuto del sogno deriva in qualche modo da ciò che abbiamo vissuto e viene riprodotto, ricordato nel sogno.

A volte il sogno è il ricordo di un evento passato ormai rimosso, che sembra che possa più di frequente appartenere alla vita infantile, nella quale la nostra psiche pare possa essere colpita inconsciamente maggiormente rispetto ad altre fasi di vita, soprattutto la vecchiaia. In ogni caso, la vita onirica può essere molto attiva anche e soprattutto da adulti.

Gli oggetti del sogno stesso non sempre sono ricordi intrinseci di significato, ma talvolta possono essere indifferenti e insignificanti. In tali casi per farli riemergere, in un primo momento Freud si affidò alla ipnosi, poi abbandonata a favore delle libere associazioni.

Le correnti attuali di pensiero dissentono dall’ipotesi freudiana originaria: esse, infatti, non considerano i sogni  necessariamente come forme di soddisfazione di desideri, ma più ampiamente come modelli per la ricostruzione di processi intrapsichici più ampi, mettendo in luce aspetti endopsichici conflittuali o strutturali, e per guidare interiormente una persona nel processo della sua reintegrazione psichica. 

Da un punto di vista analitico, il sogno non è un mero prodotto cerebrale, ma trascende sia il cervello, sia il singolo individuo, grazie alla presenza di simboli e di archetipi che accomunano ciascun essere umano. Grande ricerca a tale proposito è stata effettuata soprattutto da Jung.

Nella concezione junghiana il sogno costituisce un prodotto autonomo e significativo dell’attività psichica. Non siamo noi che sogniamo, ma sono le immagini del sogno che ci vengono a trovare durante la notte.

Nel sogno l’inconscio non si traveste, ma si manifesta con autenticità attraverso simboli e archetipi.

Il sogno sogno è una sorta di teatro: ogni personaggio del sogno, cosa o persona, è una parte del palcoscenico psichico dell’individuo.

Per Jung il sogno non poteva essere solo un appagamento camuffato di un desiderio, sessuale e non, nascosto come sosteneva Freud, ma secondo lui rappresentava anche qualcosa di più complesso: i sogni erano indipendenti sia dalla nostra volontà sia dalla nostra coscienza.

Nel lavoro di interpretazione dei sogni per Jung occorre maneggiarli come si fa con una opera d’arte, non in modo logico, né razionale, né giudicante. Occorre porsi ad un livello duplice e complementare, soggettivo e oggettivo. Il primo livello si giustifica perché nel sogno sono presenti elementi che possono essere ricondotti al soggetto stesso, cioè le figure del sogno raffigurano determinati aspetti della personalità del sognatore. Il secondo livello è dovuto al fatto che  il protagonista del sogno è casuale, cioè è l’immagine di un’altra cosa o persona, che deve essere scomposto per essere visto nelle sue più parti che rimandano a elementi esterni al soggetto.

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Le informazioni contenute nel sito hanno esclusivamente scopo informativo e culturale. In nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire cure mediche, psicologiche o psicoterapeutiche.

Anna Fata

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