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Mindfulness

I sette pilastri della Mindfulness

A cura di Loriana Pitzalis

Analizziamo i costrutti fondamentali della Mindfulness; è possibile notare punti in comune con il pensiero orientale.

  • Il non giudizio: La pratica della consapevolezza richiede solo che facciamo attenzione e guardiamo le cose così come sono, senza la necessità di cambiare nulla. Coltiviamo la consapevolezza assumendo l’atteggiamento di testimoni imparziali nei confronti della nostra esperienza. 
  • Pazienza: Un bambino può provare ad aiutare una farfalla a uscire dalla crisalide aprendo il guscio: ma questo aiuto non è particolarmente benefico per la farfalla”, una metafora che spiega bene ciò che il praticante deve evitare. Il desiderio di riuscire in tempi brevi e ottenere dei risultati immediati poco si adatta a questa disciplina che ha bisogno di pazienza e perseveranza anche se riuscire ad ammaestrare il pensiero non è cosa facile e prevede un grosso impegno.

  • Coltivare la mente del principiante: I nostri pensieri e le nostre presunte conoscenze ci impediscono di vedere le cose così come sono. Tendiamo a dare per scontato il quotidiano e perdiamo di vista la straordinarietà dell’ordinario. Una mente che è disposta a guardare ogni cosa come se la vedesse per la prima volta ci porta a considerare le esperienze come preziosi veicoli di conoscenza e a non discriminare l’esperienza stessa.

  • Fiducia: Essere fiduciosi verso le nostre sensazioni ci aiuta a non lasciarci condizionare dalle considerazioni altrui. In questo si riflette il principio di individuazione. Rispettare il corpo nel proprio sentire ci insegna a non forzare e a non superare i nostri limiti. Grazie a questa assunzione di responsabilità verso noi stessi impariamo ad ascoltarci e ad avere fiducia nel nostro essere.

  • Non cercare risultati: Questo precetto ci libera dall’ansia della ricerca di un esito nella nostra investigazione. La meditazione è non fare. Non ha altro scopo che quello di permetterci di essere noi stessi. Noi siamo già quello che dobbiamo essere. Sembra un paradosso e una follia ma questo paradosso può indicarci un nuovo modo di rapportarci con il nostro mondo. L’assenza di giudizio verso i nostri stati d’essere è fondamentale per progredire e ogni percezione dovrebbe essere semplicemente ascoltata, osservata e oggettivizzata.

  • Accettazione: Spesso arriviamo all’accettazione solo dopo aver attraversato periodi emotivamente difficili di rimozione e di rabbia. Accettarsi per quello che siamo diventa fondamentale perché è l’unica strada che ci porta al cambiamento. Amarsi qui ed ora e non rifiutare quello che siamo condizionandoci con inutili stereotipi sociali. A tal proposito Jon Kabat Zinn ci insegna che: “Accettazione non significa che deve piacerti tutto di te o che devi assumere un atteggiamento passivo e rinunciare ai tuoi principi e ai tuoi valori. Non significa che devi essere soddisfatta delle cose così come sono o rassegnata. Non significa che non devi cercare di liberarti delle tue abitudini autodistruttive o che devi tollerare l’ingiustizia, per esempio, e rinunciare a ogni impegno per cambiare il mondo. L’accettazione di cui parlo è semplicemente una disponibilità a vedere le cose così come sono.”

  • Lasciar andare: Ci sono pensieri, sentimenti e esperienze che cerchiamo di evitare, da cui vogliamo proteggerci perché sono spiacevoli, dolorosi o spaventosi. Nella pratica della meditazione, mettiamo deliberatamente da parte la tendenza della mente ad attaccarsi a certi aspetti della nostra esperienza e a respingerne altri. Lasciamo invece che l’esperienza sia quello che è e la osserviamo istante per istante. Il non attaccamento, il lasciare andare, è una forma di accettazione delle cose così come sono.

  • A questi principi base occorre aggiungere, come affermato in precedenza, l’impegno e l’autodisciplina che sono la molla motivazionale per l’auto miglioramento “Non occorre che ti piaccia” - dice Kabat Zinn ai principianti- “Basta che lo faccia, alla fine del percorso ci dirai se è servito oppure no, ciò che ti chiediamo è di mantenere la continuità nella pratica”

Per Kabat Zinn (biologo e scrittore statunitense, Professore Emerito di Medicina e fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society presso la University of Massachusetts Medical School), inoltre, è importante mantenere la visione che è la capacità di riconoscere ciò che è importante per noi e focalizzarci su di essa, coltivarla, renderla stabile. Jung dichiarava: “Il raggiungimento dell’interezza richiede che la persona metta in gioco tutto il proprio essere. Niente che sia meno di questo basta: non esistono scorciatoie, surrogati o compromessi”.

Le informazioni contenute nel sito hanno esclusivamente scopo informativo e culturale. In nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire cure mediche, psicologiche o psicoterapeutiche.

Loriana Pitzalis

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