Dal momento che filoso-fare con i bambini e gli adolescenti non significa meramente intrattenerli con letture e chiacchierate dal tono vagamente filosofico, bensì organizzare e gestire incontri strutturati con precisi obiettivi e metodi filosofici che mirino a produrre effetti di trasformazione sulla loro visione del mondo, alla base del movimento internazionale della PWC ci sono rigorosi presupposti teorici e metodologici che riguardano in particolare:
- L’idea di Philosophy: quale filosofia può consentire la creazione di un setting con funzione psico-pedagogica e con effetti di trasformazione sulla visione del mondo dei bambini e adolescenti? Quali metodi e strumenti filosofici possono essere utilizzati a questo scopo?
- L’idea di Children: il bambino e l’adolescente possono filoso-fare? Hanno la possibilità di acquisire determinate competenze filosofiche per utilizzarle nella vita quotidiana? Oppure “l’infanzia è muta” e il cervello dei giovani va riempito di pensieri già pensati e valori consolidati? Quali sono i presupposti antropologici che stanno a fondamento della nuova visione del bambino-adolescente quale “essere filosofante”, soggetto attivo della PWC?
- L’idea del Filosofo: qual è la sua funzione nel contesto della PWC? Non può certo indossare le sontuose vesti del “profeta trasmettitore di conoscenze” e incantare la platea con i suoi “discorsi belli”. La sua funzione non mira a in-formare bensì a formare, a trasmettere conoscenze e competenze filosofiche con valenza pratica, che possano svolgere una funzione positiva nel processo di crescita delle nuove generazioni. Ma quali competenze trasmette?
- L’idea di Società: perché si ritiene importante formare le nuove generazioni alla filosofia – o meglio, alla “pratica” della filosofia? Fin dalla nascita del movimento internazionale della P4C si insiste sulla necessità di trasmettere le competenze filosofiche (logico-argomentative, etiche, antropologiche, relazionali ecc.) per formare “buoni cittadini di una società democratica”. Torna spesso il connubio “razionalità” e “democrazia”, presupponendo che una persona “razionale” (quale razionalità?) sia il cittadino ideale della democrazia (esiste?).
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