Il Rider-Waite è forse il mazzo più venduto e imitato in tutto il mondo. In effetti si tratta di una delle maggiori sintesi della tradizione magica occidentale, un’opera in cui il misticismo cristiano si fonde con la Cabala ebraica, con l’alchimia e l’astrologia.
Questo mazzo fu inventato verso il 1910 da Arthur Edward Waite, ex membro della Golden Dawn e uno dei più importanti esponenti della tradizione occultistica anglosassone. Nel luglio 1915 Waite consacrò la Fellowship of the Rosy Cross la cui filosofia è delineata dal mazzo dei Tarocchi pubblicato nel 1909 dall’editore londinese Rider e realizzato da una giovane artista americana, Pamela Colman Smith, che aveva aderito alla fazione di Waite. Le 28 carte furono realizzate dalla Smith in soli dieci mesi, guidata, disegno per disegno, dall’esoterista, affinché “Le figure contengano interiormente ciò che appartiene ai Grandi Misteri, nei sentieri dei quali sto lavorando”.
Il Tarocco Rider-Waite è ricco di riferimenti al ciclo del Graal, al misticismo medievale e alla letteratura rosacrociana, temi già anticipati nel suo saggio “La consacrazione del mistero del Graal nei Talismani del Tarocco”. Sebbene l’esoterista inglese non attribuisse esplicitamente l’origine dei Tarocchi all’antico Egitto, le sue idee sono coerenti con la tradizione occultistica risalente a Eliphas Levi. Scrisse infatti: “I tarocchi incarnano la rappresentazione simbolica di idee universali….. E’ in questo senso perciò che essi rimandano a una Segreta Dottrina creata da una minoranza di eletti radicati nella consapevolezza dei legami tra Microcosmo e Macrocosmo….. Questa Dottrina Segreta, la cui esistenza si ritiene si perda nella notte dei tempi, è stata tramandata misteriosamente ed è testimoniata da scritti e filosofie di pensiero come quella alchemica e quella cabalistica, dei misteri dei Rosacroce, o ancora dalla corporazione massonica ne costituisce una sintesi vivente”.
Secondo Waite, i Tarocchi sarebbero nati dalla combinazione delle carte minori con gli Arcani Maggiori e, successivamente sarebbero stati utilizzati per la predizione del futuro. Non nega la possibilità della divinazione, ma attribuisce alle tecniche divinatorie un ruolo finalizzato all’evoluzione spirituale dell’individuo che le pratica.
Nello scritto “Il Tarocco e la Rosa Croce” descrive il rapporto tra gli Arcani Maggiori e i sentieri dell’Albero della Cabala e in un articolo successivo “I grandi simboli dei Tarocchi” afferma: “C’è una spiegazione dei Trionfi Maggiori ottenibile attraverso quella combinazione delle figure che appartengono al più alto ordine della Verità Spirituale, ma non è possibile comunicarla perché giace all’interno del proprio Santuario. Ognuno deve trovare i più alti significati, manipolare i messaggi e modificare la loro combinazione, in modo da costruire un insieme organico la cui rappresentazione deve avvenire nella mente. E’ senza il caleidoscopio delle cose esteriori che la Quieta Luce può salire all’interno della mente, in quello stato di purezza che è la Vita dell’Anima in Dio”.
Con queste parole Waite giustificava l’uso occultistico delle figure dei Tarocchi, le loro differenti interpretazioni concepite nelle varie scuole, e la creazione di nuovi insiemi legati alle diverse tensioni spirituali.
Dobbiamo ricordare che Arthur Edward Waite sulla base di complicate e personali considerazioni astrologiche cambiò la posizione della Forza mettendola al posto della Giustizia, per cui la Giustizia, che era prima il numero VIII, è diventata il numero XI e viceversa. Il significato numerologico delle due carte tuttavia rimane nelle mie considerazioni invariato.
In questo caso inizio il viaggio attraverso gli Arcani Maggiori con Il Matto (Arcano che può indifferentemente essere messo all’inizio o alla fine, quindi avere il numero 0 o XXIII o non aver numero.
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