La considerazione che i numeri sono elementi che hanno loro proprie qualità e che perciò hanno influenza sull’uomo e sul cosmo è riscontrabile in tutte le civiltà e popoli, in tutte le epoche e latitudini.
L’I King (o I Ching), il Libro dei mutamenti, che si fa risalire a oltre 5000 anni fa, il principale testo della cultura cinese, da cui traggono origine tra l’altro il taoismo e il confucianesimo, e una delle opere più importanti della cultura mondiale ha avuto origine da un’espressione numerica (incisa secondo la leggenda sul dorso di una tartaruga) e anche il sistema astrologico che ne deriva ha una straordinaria connessione con i principi della numerologia moderna non solo dal punto di vista concettuale (il carattere vibratorio dei simboli) ma anche per i significati che si attribuiscono ad essi.
La prima testimonianza storica invece dell’uso dei numeri per pratiche occultistiche ci viene dai Sumeri, antica popolazione della Mesopotamia, e risale a circa 4.000 anni prima di Cristo. Alcune loro iscrizioni in carattere cuneiforme sono state interpretate come forma di numerazione e mostrano il rapporto nella loro cultura tra magia e numero. I Sumeri misero a punto un sofisticato quadro numerico, dando origine, tra l’altro, al sistema sessagesimale per il computo di ore, minuti e secondi
I Caldei e soprattutto i Babilonesi (altri popoli della regione mesopotamica di epoche successive), grandi astronomi e astrologi che ci hanno tramandato un complesso sistema di osservazione dei fenomeni celesti, utilizzavano i numeri quale elemento fondante delle loro pratiche astrologiche.
Celti e Germani usavano invece i numeri per le loro divinazioni. Gli antichi popoli nordici produssero un sistema di segni magici e sacri destinati agli iniziati (chiamati anche “Signori delle Rune”). I caratteri di questa scrittura, considerata divina, hanno anche una valenza numerologica. L’alfabeto è impresso su sottili aste di legno oppure su pietre e corrisponde anche alle cifre.
Per le civiltà Maya e Azteca i numeri e la loro simbologia erano importantissimi e erano a fondamento dei loro calendari sacri.
La civiltà degli Egizi ha dato una grandissima importanza ai numeri. Gli Egizi, che pure usarono molto la matematica per la soluzione di problemi pratici (la costruzione delle piramidi per esempio), attribuivano ai numeri soprattutto un valore magico e alla numerologia un carattere sacro.
La civiltà greca fu invece la culla della numerologia moderna, fondata sulle dottrine di Pitagora e Platone. L’intuizione di Pitagora è di attribuire valori numerici a forme e a idee, dà perciò al numero un valore che va ben oltre quello di puro strumento di calcolo ma è l’essenza stessa delle cose. “Tutto è numero e tutto è numeralizzabile”, affermava Pitagora e l’armonia del creato si manifesta attraverso chiavi numeriche; per tale ragione, la conoscenza delle caratteristiche dei numeri, delle categorie derivanti dalle loro diverse classificazioni (la più importante distinzione è tra numeri maschili, dispari e perfetti, e numeri femminili, pari e imperfetti) e delle loro relazioni psicologiche ci consente di comprendere le relazioni intercorrenti tra le grandi verità del creato.
Nella civiltà romana che ereditò il patrimonio culturale, scientifico e filosofico di quella greca e dei popoli che fecero parte dell’impero i numeri ebbero grande importanza ed erano abitualmente usati per le loro pratiche dagli aruspici che avevano un ruolo importantissimo nella società etrusca e romana.
Gli Arabi diffusero in Europa il “quadrato magico” che avevano appreso in Estremo Oriente (correlato all’I King è alla base di un formidabile sistema astrologico che può essere appreso in uno dei corsi ad esso dedicato) e una concezione del numero che ampliava la ricerca divinatoria e l’applicava come regola nell’ambito delle realizzazioni più diverse, quali gli impianti urbani delle città
In questo breve excursus storico e filosofico, introduttivo alla numerologia applicata, una importanza particolare va data alla Kabala ebraica, un’antica dottrina iniziatica di natura fiolosofica e mistica, trasmessa dapprima oralmente e poi esposta in trattati, che mediante la combinazione di simboli geometrici (cerchio, triangolo, quadrato), numerici (da 1 a 10) e alfabetici (le 22 lettere dell’alfabeto ebraico) consente agli iniziati di comprendere il messaggio occulto delle parole e di avvicinarsi così alla conoscenza di Dio (secondo i cabalisti infatti “Dio ha tracciato il suo nome nelle tre forme della Scrittura, del Numero e della Parola”).
Alla Kabala ebraica si può affiancare, per molte analogie interpretative, quella cristiana che utilizza figure, segni e simboli che più che spiegare il mistero, lo contengono racchiuso in sé, invitando alla ricerca di esso. Essa si basa soprattutto sul significato e il valore delle lettere e dei numeri. Molto importante per comprendere il ruolo della numerologia nel cristianesimo è l’esegesi dei “numeri misteriosi” elaborata da S. Agostino e dagli altri padri della Chiesa e tutto il simbolismo numerico contenuto nell’Apocalisse di San Giovanni.
L’impianto simbolico del cristianesimo, la Kabala ebraica, la filosofia greca di Platone e Pitagora e la Gnosi, un importante movimento del I - II secolo con estesissime ramificazioni, che riuscì a comporre in un quadro coerente con una ben precisa interpretazione del mondo e dell’uomo, furono le fonti dell’Aritmosofia (dal greco aritmos = numero, e sophia = scienza), quella parte della filosofia occulta che studia il significato e il potere d’influenza di ciascun numero, che è considerato quindi una entità con sue qualità specifiche e non solo semplice quantità che misura il tempo e lo spazio.
Anche nel Medioevo lo studio dei numeri ha avuto grande seguito, sia dal punto di vista simbolico e esoterico, sia come mezzo di divinazione; la numerologia venne praticata da alchimisti, astronomi, scienziati, teologi, spesso in segreto per sfuggire alle persecuzioni dell’Inquisizione. Johannes Reuchlin (1455-1522), studioso di neoplatonismo cercò di proporre i principi mistico-.magici della cultura ebraica per il rinnovamento del cristianesimo e fu autore di importanti opere di cabala cristiana tra cui la famosa “De arte cabbalistica”.
Lo studio del rapporto tra cifre e uomo e l’analisi di come le attitudini, i comportamenti e le altre componenti esistenziali dell’uomo possono ricondursi al linguaggio numerico continua ininterrotto fino ai giorni nostri e ha avuto un nuovo grande sviluppo, dopo alcuni secoli in cui la numerologia fu praticata in modo occulto, a partire dal XIX° secolo, grazie anche al contributo di alcuni medici e psicologi che rilevarono la profonda influenza dei numeri nelle fasi della vita (cicli della stessa durata) e nella psiche dell’uomo.
Jung riteneva i numeri produzioni spontanee dell’inconscio che li usa come fattore ordinante, altri psicanalisti hanno evidenziato la straordinaria facoltà dei numeri di esprimere le sfumature più sottili del pensiero e del sentimento scoprendo correlazioni simboliche tra numeri e problemi della personalità.
Al termine di questa breve introduzione storica, voglio ricordare che anche la letteratura e le arti furono in ogni tempo ampiamente influenzate dagli aspetti numerologici, tanto che è possibile e molto affascinante studiare (ma non è questa la sede) i riferimenti numerologici e anche astrologici di importantissime opere quali la Divina Commedia di Dante o l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e soprattutto le opere musicali di Bach, Mozart e Beethoven.
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