La ricerca del simbolismo delle pietre nella storia, ci consente di attingere ad un patrimonio di incommensurabile ricchezza in continuo fluttuare tra i confini di un atavico conflitto tra storia, e tradizione, scienza e mistica.
Seppur apparentemente improprio come inizio, introdurrei il tema dalla c.d. Età della Pietra, epoca comprovante la rilevanza, in seguito ampiamente testimoniata, dell’elemento minerale nella vita e nei costumi della quotidianità dell'uomo paleolitico. Dunque l’uomo primitivo, posto di fronte a probabili ritrovamenti di splendidi esemplari di minerali, in prossimità di corsi d’acqua, nelle caverne, in anfratti montani, o nell’atto di spaccare un insignificante sasso rotondeggiante che mette in luce una cavità dalla complessa struttura agglomerata di cristalli, seppure attonito di fronte alla trasparenza dei cristalli, non fu in grado di percepirne altra destinazione se non l’utilizzo a fini di caccia e di difesa, spinto dalle sue primarie esigenze di sopravvivenza.
Il Primo Utilizzo dei Cristalli
Il primo utilizzo a cui vennero destinati alcuni minerali ritenuti particolarmente idonei, fu la costruzione di coltelli, asce e scuri, risultati dello sviluppo di una sorta di primario approccio alla tecnologia, il quale và necessariamente inquadrato nel contesto storico di riferimento, ove l'esigenza di sopravvivenza, in tutte le sue forme - caccia, difesa, utensileria, etc.-, rivestiva carattere di primaria importanza nell'ordinario scorrere delle primitive attività quotidiane dell'homo erectus e dell'homo sapiens.
Ci giungono manufatti datati dai 2.000.000 ai 2.500.000 anni di età, testimoni delle prime attività predatorie relative allo sviluppo della nostra specie, realizzati in selce, ossidiana, calcedonio, diaspro, quarzo e quarzite, ma non va' trascurata nel contempo, l'espressione creativa relativa alla realizzazione delle pitture rupestri, i cui pigmenti provenivano dalla lavorazione dell'ematite.
Spesso i testi a riguardo riportano l'indicazione di utilizzo da parte dell'uomo primitivo della selce, senza però specificare che con tale termine è probabilmente indicato un calcedonio stratificato, una roccia silicea, di origine sedimentaria con origine sia organica che inorganica, abbondante sia nel paleolitico, che nel neolitico, reperibile anche nelle sue varietà quali l'agata, il crisoprasio, e il diaspro.
Dopo i primi utensili fabbricati in modo rudimentale, i processi di lavorazione della pietra si fecero via via sempre più sofisticati, utilizzando per l'affilatura, l'intaglio e la percussione altre pietre, legno, osso o corno.
Non dimentichiamo particolari forme di vita animale dell'epoca quali il mammut, il cui abbattimento, per lo spessore della sua pelle, verificato storicamente in 12 mm., richiedeva armi acuminate, estrema precisione, forza e determinazione, pena la possibile ritorsione da parte del pachiderma, praticamente fatale per l'uomo.
Fra i minerali più noti ed antichi possiamo annoverare l'ossidiana, con la quale, per l'appunto, si costruivano manufatti per la caccia, punte da lancia, asce, coltelli ed utensili vari. Ed è sempre con l'ossidiana, che successivamente, presso le popolazioni Maya ed Atzeche, si fabbricarono i coltelli sacrificali affidati ai grandi sacerdoti, a lei furono affidate le prime proprietà curative attraverso la preparazione di pozioni, e con lo stesso materiale si produssero oggetti destinati al culto, specchi e statuette a cui venivano attribuiti poteri magici.
Poco più tardi, nell’antica Cina, vennero alla luce spettacolari vene di giada, in cinese "yu", termine che contraddistingue una specie litica individuabile più propriamente nella giadeite. Dapprima, anche in questo contesto sociale, emersero presso la popolazione le esigenze di difesa e, la durezza della giada, ben si prestava alla costruzione di armi, ma la bellezza si impose prepotentemente rispetto ad altri valori, soppiantando i canoni di ordinario utilizzo ed andando ad impreziosire gli interni delle pagode, la costruzione di templi e i più bei monili dell’epoca.
Presso le popolazioni romane, l'attribuzione elettiva affidata ai minerali fu di tipo talismanico, ed a tali finalità non fu immune l'imperatore Nerone che, come sembra noto, impreziosì di gemme e cristalli la sua alcova.
Ritrovamenti archeologici di scavi effettuati in Egitto, hanno portato alla luce mummie in buono stato di conservazione, recanti al centro del petto uno scarabeo inciso su gemme preziose, oppure recanti l'Occhio di Horus inciso su agata corniola o su diaspro con il significato di conferire protezione al viaggio del defunto verso il regno dei morti.
Riferimenti Storici
Da sempre pietre e gemme preziose hanno ornato corone, scettri e sigilli di re e capi di stato.
Nel Medioevo si soleva abbellire gli altari con non meno di sette minerali diversi.
E che dire degli anelli che hanno cinto le dita di vescovi, cardinali e papi? In successione, ametista, rubino e smeraldo!
Non mancano riferimenti storici al mondo minerale nel simbolismo di tutte le principali religioni e tradizioni spirituali, testimonianze di “una trasmutazione dall'opaco al luminoso e, in senso spirituale, dalle tenebre alla luce, dall’imperfezione alla perfezione” (Apocalisse,21,18-22).
E' veterotestamentaria, la descrizione dell'Hoshen Amishpat, il pettorale del giudizio del sommo sacerdote Aaron, nel quale concorrevano ben dodici pietre diverse ad arrecare bellezza e prestigio all'oggetto, ciascuna di esse doveva recare l'incisione a guisa di un sigillo, corrispondente al nome di uno dei dodici capostipiti Israeliti, aprendo così lo scenario alle dinastie delle relative dodici tribù discendenti.
"15.Farai il pettorale del giudizio, artisticamente lavorato, di fattura uguale a quella dell'efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 16.Sarà quadrato, doppio; avrà una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. 17.Lo coprirai con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo: così la prima fila. 18.La seconda fila: unturchese, uno zaffìro e un berillo. 19.La terza fila: un giacinto, un'àgata e un'ametista. 20.La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Saranno inserite nell'oro mediante i loro castoni. 21.Le pietre corrisponderanno ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi, e saranno incise come sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù. 22.Poi farai sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d'intreccio d'oro puro.
23.Farai sul pettorale due anelli d'oro e metterai i due anelli alle estremità del pettorale. 24.Metterai le due catene d'oro sui due anelli alle estremità del pettorale. 25.Quanto alle due altre estremità delle catene, le fisserai sui due castoni e le farai passare sulle due spalline dell'efod nella parte anteriore. 26.Farai due anelli d'oro e li metterai sulle due estremità del pettorale sul suo bordo che è dalla parte dell'efod, verso l'interno. 27.Farai due altri anelli d'oro e li metterai sulle due spalline dell'efod in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell'efod. 28.Si legherà il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell'efod mediante un cordone di porpora viola, perché stia al di sopra della cintura dell'efod e perché il pettorale non si distacchi dall'efod. 29.Così Aronne porterà i nomi degli Israeliti sul pettorale del giudizio, sopra il suo cuore, quando entrerà nel Santo, come memoriale davanti al Signore per sempre". (Esodo capitolo XXVIII, 15-29).
Ed ancora, l’ultimo libro della Bibbia, l'Apocalisse di Giovanni, il testo che, per antonomasia svela e rende manifesto (dal greco apocalipsys, rivelazione), ci accompagna, in pieno clima dell'eden, alla scoperta della nuova Gerusalemme, riservando a pietre preziose e a minerali, forse meno preziosi ma di rara bellezza, un simbolismo luminoso del regno che attende l’uomo che abbia esiliato il male operando con rettitudine.
“10. L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.
11. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
12. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele.
13. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte.
14. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
15. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d’oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.
16. La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L’angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi, la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono eguali.
17. Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall’angelo.
18. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.
19. Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo,
20. il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l’ottavo diberillo, il nono di topazio, il decimo di ametìsta.
21. E le dodici porte sono docici perle; ciascuna porta formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente".
(Apocalisse XXI, 10-21)
Sempre nell'ambito di un'accurata ricerca sul simbolismo delle pietre nella cultura ebraica, non si può trascurare il significato conferito al "betile" dal sogno di Giacobbe, figlio di Isacco e padre dei 12 capostipiti delle tribù d'Israele. In Genesi XXVIII, 11-19 si narra che Giacobbe, in marcia verso Carran in Mesopotamia, fa tappa in un luogo, e stanco si stende a terra per riposare utilizzando una pietra per appoggiare il capo.
Nel conseguente sonno, fa un sogno nel quale vide aprirsi il cielo ed apparire una scala con la cima che raggiungeva il cielo, sulla quale transitava, instancabile, una moltitudine angelica, e prosegue la narrazione affermando ch’egli udì la voce di Dio che diceva “…La terra sulla quale sei coricato la darò a te e alla tua discendenza“.
Al risveglio Giacobbe, a gran voce pronuncia parole di stupore e consacra la pietra erigendo in loco una stele e, versandovi olio sulla sommità a commemorazione della sacralità del luogo, per l'appunto Beth-El "casa di Dio". L'espressione nel tempo ebbe la sua evoluzione linguistica nel greco baity-los, successivamente nel Romano baetulus, sempre comunque a simboleggiare la "sacralità" dei luoghi ubicati generalmente presso fonti d'acqua, torrenti, boschi, ove si riteneva per l'appunto che abitassero le divinità.
I betili assunsero dunque, il ruolo di "altari", consacrati dalla stessa manifestazione di Dio!
Una ulteriore testimonianza di quanto detto, ci giunge, nei successivi ricorsi storici, attraverso la rilevanza che il "sacro betile", ha acquisito in forma megalitica con i dolmen ed i menhir, luoghi deputati alla sepoltura, costituiti da enormi monoliti di forma allungata con altezza variabile fino ai 5/6 metri, sommariamente scolpiti, posti verticalmente a terra e, sormontati orizzontalmente, da ulteriori lastre di pietra grezza, realizzati in allineamenti rettilinei o in forma circolare e, fatti risalire inizialmente, esclusivamente alla tradizione celtica e, successivamente riconosciuti anche dal cristianesimo per la loro valenza religiosa e culturale.
Possiamo apprezzare tali costruzioni monolitiche in tutta l'Europa del nord, ed anche e non in ultimo, nel nostro paese, nel Salento, in Piemonte, ed in Sardegna con le costruzioni monumentali in pietra del periodo pre-nuragico (dal 6000 a.C. al 1600 a.C.) e del periodo nuragico (dal 1600 a.C. al 238 a.C.) conosciute come le Domus de Janas, le Tombe dei Giganti, fino ai più noti nuraghi.
Inoltre, in questo contesto, va' ulteriormente sottolineato l'aspetto biblico dell'intervento umano sulla pietra, in buona sostanza la lavorazione, ritenuta profanatoria rispetto al valore conferito alla pietra grezza dalla stessa opera di Dio.
"… costruisci là un altare al Signore, Iddio tuo, un altare di pietre, che il ferro non ha lavorato. Costruisci l'altare del Signore, Iddio tuo, di pietre grezze…" Deuteronomio (27,5-8).
Nel Libro dei Re VI, 7 leggiamo "…nella costruzione del Tempio si usarono pietre già ben rifinite fin dalla cava, sicché nel Tempio non si sentì né martello né piccone, né altro strumento di ferro."
In Esodo 20,25 l'ammonimento è ancor più palese "…levando il tuo scalpello sulla pietra la renderai profana"!
In questa visione, la pietra tagliata e lavorata dall'azione umana, desacralizza l'opera di Dio e si sostituisce presuntuosamente alla perfezione dell'Energia Creatrice.
Concludendo il capitolo delle matrici ebraiche nelle tradizioni simboliche del mondo minerale, annoveriamo per ultima, ma non certo per ordine d'importanza, le tavole su cui furono incisi i Dieci Comandamenti che, per l'appunto la tradizione biblica, vuole di zaffiro.
Le pietre e il simbolismo religioso
Il simbolismo religioso induista, considera ricche di Energia Cosmica, nove tra le più belle gemme conosciute, topazio, rubino, zaffiro, diamante, smeraldo, occhio di gatto, giacinto, perla, corallo, portatrici di benefiche radiazioni. Consacrati invece, al simbolismo religioso Buddhista, minerali e gemme quali il lapislazzuli, l’agata, il cristallo di rocca, la giada, oro, madreperla e corallo.
Nella tradizione musulmana il prototipo di tutte le pietre consacrate risiede nella pietra nera del tempio della Ka'ba alla Mecca, venerata e rispettata poiché posta in quel luogo, in seguito ad una ricostruzione della struttura, dallo stesso profeta Muhammad, uomo di pace e di alta spiritualità.
Si narra che la pietra nera fosse l'unico resto intatto dell'antico Edificio Sacro, luogo di genesi per lo sviluppo dell'Islam per mano del suo Padre Profeta Abramo, e che, a causa di diatribe in ordine alla collocazione della pietra, i capi tribali non riuscirono spontaneamente a trovare un accordo, cosicché decisero di affidarsi al destino lasciando la controversia nelle mani del primo passante che fosse capitato.
Di lì a poco passò Muhammad, che risolse brillantemente la controversia, facendo avvolgere rispettosamente la pietra in una tela intessuta ed invitando i contendenti ad accompagnarla tenendola con le mani, fino alla totale reintegrazione nell'edificio. Questo atteggiamento saggio ed equilibrato valse a Muhammad l'eterno apprezzamento del mondo islamico.
Questo si narra, ma la leggenda vuole inoltre, che questa pietra, bianca all'origine, si sia annerita per i peccati degli uomini che a migliaia, durante i pellegrinaggi, la toccano e la baciano.
Relativamente ai miti della tradizione celtica, molto si potrebbe disquisire, tradizioni pagane che si intersecano a ritualità mistico-religiose, mistero e magia nel simbolismo di questa cultura.
Le attività rituali del druido, in bilico tra religione e magia, operavano un costante riferimento al potere di pietre e cristalli, e vale la pena di rammentare la leggendaria origine del "Santo Graal" che la tradizione celtica vuole intagliato dallo smeraldo caduto sulla terra dalla corona di Lucifero durante l'epico scontro tra angeli del bene e del male.
Sebbene non raccolte in forma organica ed armonica, troviamo tracce della scoperta del mondo minerale in testi di pregiato valore letterario attribuiti a filosofi e studiosi Greci e Romani.
A Teofrasto, vissuto circa 400 anni prima della nascita di Gesù Cristo, discepolo del più noto Aristotele, è attribuito quello che viene comunemente ritenuto, il primo trattato di mineralogia denominato “Sulle pietre” e contenente una sommaria e frammentata, opera di classificazione del mondo minerale in ossequio a teorie di filosofi del calibro di Platone e di Ippocrate.
Nel suo trattato, tra l’altro, l’autore sottolinea come sia possibile, delle pietre distinguerne con certezza il “sesso”, se siano cioè di natura maschile o femminile, in base ad alcuni aspetti quali forma, provenienza, tonalità del colore, elemento che successivamente, in ambito terapeutico, divenne indirizzo distintivo estremamente caratterizzante ai fini della specifica individuazione delle proprietà curative di un cristallo.
In questo nuovo contesto, l’impiego di un minerale appartenente ad una delle due famiglie, influirà notevolmente sui due aspetti essenziali dell’essere umano: yin(femminile, negativo, lunare) e yang (maschile, positivo, solare). Molti secoli dopo, quasi a fine Ottocento, John Hill, il traduttore inglese di tutte le opere di Teofrasto, ipotizzò che delle proprietà terapeutiche dei cristalli, fossero responsabili in particolare le inclusioni metalliche contenute negli stessi. Prospettiva di tutto rispetto, ma lapalissianamente, ancora troppo limitata e parziale in relazione alle più complesse proprietà terapeutiche venute alla luce con l'avvento della civiltà Egizia, delle culture delle popolazioni native Americane, fino ai Maya, agli Atzechi e alle popolazioni Aborigene dell'Australia.
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