Il lavoro onirico
Cos'è che rende possibile cogliere in modo immediato il senso di alcuni sogni e, invece, fa apparire del tutto incomprensibili altri? Perché alcuni sogni li colleghiamo intuitivamente alla soddisfazione di un desiderio che sappiamo di nutrire (questi sogni Freud li chiama "di comodità"), mentre altri sembrano del tutto enigmatici pur essendo noi i medesimi sognatori?
A dire di Freud, i sogni enigmatici, esaminati a fondo, ci riportano a desideri più profondi di quanto non pensiamo, a desideri non coscienti , i quali affondano le loro radici addirittura nell' infanzia . Si tratta di desideri di natura prevalentemente aggressiva o sessuale che, proprio per questo incontrano lo sbarramento della coscienza morale, religiosa e sociale che nel bambino si va formando: sicché, sentiti come pericolosi dal suo Super-Io, dato che subirebbero la disapprovazione e il rifiuto affettivo delle figure genitoriali, essi subiscono un processo di rimozione che li colloca, reprimendoli, nell'inconscio (Es). La rimozione, pur impedendo alle pulsioni ormai divenute inconsce di divenire coscienti, non ne elimina le energie che le anima e, quando il controllo è allentato - come avviene mentre dormiamo - essa trova il modo di farle manifestare, seppure in maniera “camuffata”, nei sogni e, da svegli, nei sintomi nevrotici.
Possiamo dire, allora, che il sogno realizza una soddisfazione immaginaria di qualcosa che è inaccettabile alla coscienza morale da svegli, e, in questo, svolge la funzione di “guardiano del sonno”.
La pulsione inconscia, quindi, sposta la propria energia sui residui diurni pre-consci (le emozioni, i pensieri, gli eventi recenti del giorno,...) e sugli stimoli sensoriali e somatici: gli uni e gli altri finiscono per costituire la materia grezza su cui si costruisce il sogno, materia che appare innocua al soggetto o addirittura senza senso quando è ormai sveglio. In realtà il sogno viene suscitato solo se, per effetto di associazioni, tali residui e stimoli possono essere collegati con il loro vero motore, costituito, appunto, da desideri inconsci perché ormai rimossi. Non sfuggono alla caratteristica di soddisfazione di un desiderio neanche i sogni angosciosi e gli incubi veri e propri: in questo caso il desiderio prodotto dall'inconscio sarebbe rifiutato da tutto il resto della mente e il desiderio soddisfatto sarebbe da attribuirsi al Super-Io, cioè l'istanza critica e primitiva che punisce il sognatore togliendogli il piacere di sognare. Ed è per questo che egli si sveglia con le sensazioni e le emozioni così spiacevoli che ognuno ha sperimentato nel corso di alcuni sogni.
Quando dormiamo la resistenza dell'Io che provoca la rimozione è sì limitata, ma non abolita: essa continua ad agire con un sistema di contro-cariche psichiche ed esercita una vera e propria censura onirica dell'Io la quale “deforma” i contenuti onirici pre-consci così da non farli affiorare in modo diretto e non renderli riconoscibili dall'Io. Se la censura onirica non facesse l'opera di travestimento che riscontriamo quando decifriamo i sogni con la psicanalisi, noi ci sveglieremmo ad ogni sogno perché sopraffatti dall'angoscia prodotta dall'inammissibilità delle pulsioni che supportano le immagini oniriche. Il lavoro onirico (elaborazione primaria) consiste, dunque, in una deformazione sistematica che può esitare nella condensazione (gli elementi importanti del sogno vengono concentrati in un'unica immagine che, da svegli, non riusciamo a “smontare” intuitivamente), nella dispersione (che è l'operazione opposta), nello spostamento di emozioni e persone (insomma, se a fare quella cosa inammissibile è qualcun altro, non noi, se la persona per cui si prova attrazione sessuale o desiderio di eliminarla non è la mamma o il papà ma un amico che somiglia loro molto alla lontana…, se il piacere proibito è relegato ad un particolare che da svegli ricordiamo appena, allora il lavoro di deformazione e camuffamento è ben fatto!), nella simbolizzazione (i simboli stanno al posto di qualcos'altro: l'imperatore e l'imperatrice o grandi uomini possono rappresentare i genitori del sognatore; tutti gli oggetti allungati - come bastoni, tronchi d'albero, ombrelli, spade e altre armi acute… - possono rappresentare l'organo sessuale maschile; lo stesso può essere con il cappello o il numero tre, e così via; allo stesso modo i contenitori o gli oggetti cavi - come scatole, valigie, cassette armadi e forni… - possono rappresentare l'utero, come le stanze o il paesaggio nei sogni possono rappresentare le donne) o anche nella drammatizzazione (i pensieri possono venir rappresentati da immagini e azioni).
I vari meccanismi possono anche intrecciarsi e operare più di una deformazione; talvolta i sogni e le fantasie inconsce impiegano in modo bi-sessuale i simboli sessuali, testimoniando, con ciò, una fase arcaica della storia individuale: il bambino che eravamo non distingueva tra i genitali dei due sessi e attribuiva ad entrambi la medesima caratteristica. E poi, per effetto dell'inversione, ciò che è maschile può essere rappresentato come femminile; e viceversa. Per effetto dello spostamento l'organo genitale maschile può essere rappresentato da una mano o da un piede, e l'organo femminile da una bocca, un orecchio, un occhio.
Freud aveva affermato che “non tutti i sogni esigono un'interpretazione sessuale”; ma, nello stesso tempo, “molti sogni che sembrano indifferenti… rivelano impulsi di desideri inequivocabilmente sessuali e spesso totalmente insospettati”, talora di natura edipica: un esempio di quest'ultima tipologia è il sogno di trovarsi in paesaggi in cui si ha la sensazione netta di “dèja vu”, ovvero di posti in cui si è stati (i genitali della madre).
Occorre aggiungere che il simbolismo, secondo Freud, non è peculiare dei sogni, ma è un metodo di rappresentazione indiretta caratteristico della rappresentazione inconscia che si ritrova anche nei miti, nel folklore, nelle leggende: in alcuni casi la relazione con la cosa rappresentata è ovvia, in altri c'è qualcosa di enigmatico che l'interpretazione sfiora appena; inoltre alcuni simboli sono antichi quanto la lingua, altri sono stati creati più recentemente nel mondo contemporaneo dal sognatore. I sogni delle persone che non presentano segni sei di nevrosi presentano gli stessi simbolismi dei nevrotici, solo che è più facile, meno contorto, il percorso che ci fa avvicinare alla cosa a cui allude il simbolo.
Sarà più chiaro ora cosa intende Freud quando afferma che il sogno è paragonabile al sintomo nevrotico: esso è, come il sintomo, una formazione di compromesso tra le pretese della pulsione inconscia e la resistenza della censura dell'Io. E' il rimosso che viene a galla per vie traverse. Si capisce anche perché Freud consideri il sogno l'appagamento di un desiderio: meglio sarebbe dire l'appagamento allucinatorio e mascherato di un desiderio rimosso.
Contenuto manifesto e contenuto latente: il metodo delle libere associazioni
Ciò che da svegli ricordiamo del sogno è il contenuto manifesto. Esso ci appare in due forme: quella “eidetica” (le immagini) che è irricostruibile nell'analisi, e quella “mediata”, ovvero raccontata. Il sogno non esiste prima di subire la deformazione anche del linguaggio con cui viene comunicato e raccontato. Il contenuto manifesto è molto concentrato e limitato, anzi a prima vista sembra spesso insignificante. E' la censura che si preoccupa di portarci all'oblìo del sogno consentendoci di ricordarne solo delle parti che sono quelle che raccontiamo (elaborazione secondaria) e che sembrano avere una continuità che, in realtà, è ri-costruita. Il testo verbale del sogno, ovvero il racconto che è già stato adattato alle regole della linearità del pensiero cosciente, offrirà allo psicanalista, che ha una conoscenza più ampia dei simboli, gli strumenti per fare il percorso a ritroso che, attraverso il metodo delle libere associazioni, può portarci al contenuto latente del sogno, che ne è il cuore.
I simboli che incontriamo in questo percorso, che rimangono sempre ad un paradossale livello multiplo di significati, ci riportano ad una preistoria che, in parte, riguarda l'infanzia dell'individuo (ontogenetica), in parte riguarda la preistoria dell'umanità (filogenetica).
Il destino delle teorie freudiane
Freud è passato da studi di medicina e di neurofisiologia, in cui otteneva risultati promettenti – si pensi alle ricerche sul midollo e sulla cocaina - , all'ipotesi che in alcuni disturbi psichici non è riscontrabile alcuna organica, come era dato per assiomatico dalla scienza del momento. Con le due opere pubblicate quasi a ridosso, l'Interpretazione dei sogni e Psicopatologia della vita quotidiana, egli sottraeva i comportamenti nevrotici dall'ambito della follìa, riportandoli nell'alveo di una linea di continuità con la normalità: come dire che tutti siamo un po' nevrotici, ciascuno di noi è un po' sano e un po' malato nello stesso tempo, e la nevrosi è legata ad un trauma psichico pur manifestandosi con sintomi somatici (ansia, ossessioni, afonia, paralisi degli arti,…).
Già questa virata fu sufficiente motivo di scandalo: ma la cosa più sconvolgente per la “scienza” di allora e per il perbenismo morale della società in cui egli maturò le sue scoperte fu la pubblicazione dei Tre saggi sulla teoria della sessualità (1905) in cui sosteneva – dopo l'autoanalisi avviata alla morte del padre – che anche i bambini hanno pulsioni sessuali (libido) che diventano genitali solo dopo essere passati attraverso la localizzazione orale e anale, e che i bambini possono sviluppare perversioni sessuali.
Le accuse di oscenità e immoralità che gli furono rivolte lo trovano in buona compagnia: nientemeno di Sant'Agostino che, molti secoli addietro, aveva avuto la stessa intuizione.
Freud usò i sogni partendo dai suoi stessi sintomi nevrotici e si servì delle scoperte che faceva man mano per curare i suoi pazienti elaborando una teoria sempre più complessa del funzionamento psichico e della funzione terapeutica della scienza di cui è stato il fondatore, la psicanalisi.
La terapia psicanalitica in realtà ha l'obiettivo di operare il recupero non di una verità storica obiettiva, ma di utilizzare i ricordi del passato – che sono sempre “ricordi di copertura” – per fare una ri-costruzione inedita della storia del paziente. In questo percorso il sogno occupa un posto di rilievo: quella che racconta il soggetto è una verità narrativa che spetta all'analista ordinare e che, quando funziona, può portare all' insight e alla guarigione.
Ma la psicanalisi, come è ovvio, da Freud in poi ha subito trasformazioni teoriche significative anche per il calibro dei suoi allievi: da Adler a Jung, da Rank a Reich , da Fromm a Melania Klein, al più recente Lacan, per nominare solo i più famosi. Ciò ha influenzato ovviamente anche la pratica clinica: oggi non solo la frequenza delle sedute è diminuita sensibilmente, ma anche nell'interpretazione dei sogni si dà più importanza ai sentimenti e ai pensieri che il sogno evoca nel sognatore e nell'analista, e all'interazione tra i due. Ed è più raro che vengano applicati in modo rigido i concetti elaborati da Freud.
Si è diffusa, per esempio, un'idea diversa dell'inconscio. Indubbiamente la concezione dell'inconscio proposta da Freud risente del clima culturale all'interno del quale e, per certi aspetti, contro il quale essa è stata elaborata: tale concezione è stata accusata da Sartre di essere intrisa di un certo determinismo culturale che risulta talvolta poco produttivo perché vede nei disturbi psicologici di oggi un rapporto di causa-effetto col passato, non anche con conflitti attuali. Nietzsche aggiunge che l'eccesso di “verità storica” – noi diciamo oggi per quello che è possibile dedurre dai meccanismi proiettivi e altri meccanismi di difesa rigidi che sono all'opera specialmente nelle persone più sofferenti – porta l'uomo a bloccarsi nel passato. Pertanto, egli sostiene, l'uomo ha bisogno non solo di ricordare (quello che fa con la psicanalisi), ma anche di dimenticare, altrimenti rischia di andare verso la nostalgia, la paralisi della depressione, la ruminazione ossessiva del senso, la incapacità e la impossibilità di separarsi da una tradizione che può immobilizzare una persona nell'idealizzazione del passato. Sartre aggiunge che, per riscrivere la propria storia, occorre prospettarsi non un inconscio-deposito, l'archivio in cui ci sono solo le tracce scritte dalla relazione con la famiglia, la società, la storia, - tracce che solo lo specialista può cogliere e decifrare - ma piuttosto un inconscio-orizzonte che riguarda l'avvenire, il posto verso cui orientiamo il nostro poter-essere. Insomma, di fronte alla cultura del sospetto che sostiene che il disagio che possiamo vivere da svegli e che trova riflesso nei sogni sia legato al passato bloccato e camuffato dall'inconscio, man mano si è affermata l'esigenza di basarsi - anche per i sogni - su una cultura della fiducia.
Anche a proposito della funzione dell'interpretazione dell'analista la polemica tra le varie scuole non è placata: l'uomo è sicuramente un animale interpretante, ma già l'inconscio può essere inteso come l'attività mentale che dà un senso cifrato agli avvenimenti psichici. Quella dell'analista deve essere intesa come un'ulteriore cifra che fa cogliere altri sensi possibili al racconto del soggetto, e gli offre l'opportunità di abbandonare quelli “rimuoventi” che limitano la sua crescita personale e gli fanno apparire inutili o assurdi i suoi sogni. E' chiaro che spetta poi al soggetto prendere il coraggio eroico di mettersi in cammino e superare la propria vita “infantile” (nel senso chiarito da Freud).
Oggi come oggi possiamo dire che il mondo freudiano, nonostante tutta l'opera eccezionale di teorizzazione sul funzionamento psichico e su quello che si può ottenere con la cura psicoanalitica, non corrisponde più alla realtà delle conoscenze attuali sulla mente e all'elaborazione di altre teorie che sul piano psicoterapeutico risultano efficaci.
Inoltre per il nostro tema, occorre aggiungere che il sogno non riguarda solo l'ambito clinico, ma è un'esperienza ordinaria della nostra “normale” mente sognante. E poi, proprio in conseguenza dell'esigenza di prospettarsi un tipo di inconscio diverso da quello freudiano, si assume che la “troupe notturna” che trova e costruisce le immagini di cui sono fatti i nostri sogni lavori a nostro vantaggio, non contro di noi.
In questa logica il sogno svolge spontaneamente, e può svolgere intenzionalmente con l' incubazione e con strumenti teorici di maggiore respiro e praticabilità elaborati da altri studiosi di psicanalisi - come vedremo nei prossimi interventi - un ruolo essenziale per costruire questo nostro poter-essere.
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