I Ching sono strutturati ed operano in maniera molto simile ai moderni computers. Per avere una risposta intelligente occorre fare una domanda intelligente ed inoltre , come nella matematica, si ha a che fare con probabilità piuttosto che con certezze . Tutti sappiamo che la statistica è precisa nei numeri : ci può dire quante persone moriranno in un dato tempo, ma non ci può dire chi. (4)
Il libro dei mutamenti mostra le probabilità della vita, ma non fa predizioni di eventi effettivi, dato che rispetta il libero arbitrio. I Ching servono ad avvisare di cosa può succedere se ci comportiamo in una data maniera, ma non determinano il futuro.
Come scrive il Lama Anagarika Govinda :
“ I Ching ci insegnano a non “ nuotare controcorrente” negli eventi della vita : basso ed alto, perdita e guadagno fanno parte dell’universo ed anche se facciamo il possibile per adeguarci al TAO, a volte possiamo perdere. Niente di male, succede in natura. Ma a lungo andare quelli che nuotano con la corrente saranno i vincitori.
Dobbiamo procedere velocemente quando la situazione è propizia, e lentamente, cautamente (od addirittura fermarci e ritirarci) quando non lo è. I Ching ci dice esattamente quale di queste cose dobbiamo fare in una data situazione . Nell’analisi degli esagrammi scopriamo che quasi ognuno di essi ci dice una di queste quattro cose : procedi veloce, procedi piano, fermati dove sei oppure torna indietro.
L’I CHING ci mette davanti alla nostra responsabilità sulle decisioni da prendere nelle situazioni difficili e ci rende più consapevoli dei nostri desideri più profondi e “veri”. Se si può usare una similitudine : è come camminare sopra una ruota che procede ad una certa velocità: occorre adeguarsi al meccanismo e procedere esattamente alla velocità indicata, in pratica sincronizzarsi sulla macchina. Qualsiasi altra velocità ci porterebbe ad una rovinosa caduta : il libro dei mutamenti indica la velocità da tenere!
L’oracolo parla ad una persona che è disposta a rivedere le proprie decisioni e le proprie scelte , che si trova nell’atteggiamento della versatilità.
“ L’uomo superiore si subordina volontariamente ai cicli cosmici dell’universo e diviene padrone del proprio destino.. Egli può andare avanti tranquillo: il Cielo non si opporrà.. egli segue il Cielo ed agisce come il Cielo stesso agirebbe. Se il Cielo non gli si oppone, come potrebbero farlo uomini e Dei? “
Infatti gli eventi non accadono in maniera caotica, ma seguono la via del Tao, rivelata attraverso le leggi delle mutazioni, cioè possono mutare solo in un certo modo ed in un certo momento. Conoscendo la fase raggiunta da un particolare ciclo è possibile “predire” la fase che deve seguire. L’essere che conosce e segue queste regole viene chiamato dall’oracolo “ l’uomo superiore” cioè colui che non cerca di far giungere la fortuna prima del tempo giusto, che sa accettare l’inevitabile declino, che percorre il sentiero di mezzo del progresso equilibrato, evitando conflitti e mettendo se stesso in armonia con i costanti cicli della natura.
Le parole dell’Oriente e dell’Occidente si fondono...
Panta rei...Tutto scorre...(Eraclito di Efeso)
Tutto fluisce e tutto scorre come questo fiume, senza arresto , giorno e notte. (Kung Tze)
Il Caso
Un elemento essenziale che fa parte del momento (o stagione ) di un evento è IL CASO che, nella consultazione è rappresentato dal rito dei bastoncini di achillea o dal lancio delle monete per la costruzione dell’esagramma.
In effetti basta pensare all’importanza che il caso ha nella nostra vita (tanto in bene che in male) ed allo sforzo umano destinato a limitare i danni ed i pericoli ai quali ci espone, per capirne l’importanza.
L’I Ching è lo specchio di un evento irripetibile di cui siamo parte.
Ed è sicuramente un mezzo idoneo per lasciar andare la mente senza sorveglianza sui pensieri sia logici che analogici, come per il procedimento psicanalitico dell’interpretazione dei sogni.
Il significato nascosto si rivela all’intuito, in concordanza con le tendenze inconsce di ognuno di noi.
L’I Ching venne creato in un periodo in cui il rapporto dell’uomo con i livelli più profondi della sua psiche erano molto più forti e chiari di quanto non lo siano oggi : è come una centrale di energia di immagini psichiche, che può agire come un ponte tra il pensiero conscio e quello inconscio.
Ad una prima lettura il suo modo di esprimersi arcaico e oscuro risulta sconcertante e poco accessibile ad una mente moderna occidentale, ma d’altra parte la mentalità occidentale non ha mai tenuto conto dell’assioma della causalità fino agli ultimi decenni, nei quali la fisica moderna ha ribaltato la mentalità scientifica.
Come dice Jung “ Noi siamo abituati (scientificamente) a separare, pesare, classificare, isolare , ma dimentichiamo che in natura ogni processo subisce delle interferenze parziali o totali da parte del caso. Al contrario la mentalità cinese tiene conto dell’aspetto accidentale degli eventi, quello che noi chiamiamo coincidenza; il ragionamento orientale prende atto del momento, che contiene ogni particolare dell’evento fino al minimo dettaglio” . Ma è proprio questo, semplificando, il ragionamento della fisica moderna: per esempio la struttura di un atomo si basa essenzialmente su ragionamenti statistici e di calcolo delle probabilità.
Infatti a livello atomico (così dice Heisenberg) la legge di causa ed effetto non vale più : c’è l’indeterminazione e quindi il risultato di un evento non è regolato dalla legge causa ed effetto.
Nel libro “ Il Tao della fisica”, l’ Autore Fritjof Capra, un fisico americano che lavora nel campo delle alte energie e che è un fautore delle implicazione filosofiche della scienza moderna , scrive:
”... L’I CHING rappresenta forse, nel pensiero orientale, l’analogo più stretto della matrice S (una struttura matematica che descrive le interazioni forti, quindi la velocità delle particelle entranti e uscenti nel processo di Scattering), cioè l’insieme di probabilità per tutte le possibili reazioni alle quali prendono parte le particelle”.
In entrambi i sistemi si pongono in rilievo “processi anziché oggetti “ proprio perché la teoria della relatività ci fa considerare le particelle in termini di spazio-tempo, cioè come configurazioni quadrimensionali ed in termini di probabilità di reazione.
Capra dimostra come il comportamento e le configurazioni di particelle subnucleari (adroni) bombardate da un protone in un acceleratore di particelle (o camera a bolle) somigli alla teoria dei Mutamenti degli esagrammi.
Il linguaggio dell’I CHING è perciò “naturalmente” oracolare, ma la curiosità, l’elasticità mentale aperta al pensiero analogico e uno studio più approfondito scevro da pregiudizi, ce ne farà apprezzare la ricchezza di immagini e di concezione.
Come dice ancora Jung, una cosa davvero curiosa è che in Cina, nonostante l’acuta intelligenza e le possibilità materiali di cui godevano alcuni tra i suoi pensatori più prestigiosi (non di rado li ritroviamo alla corte dei potenti ed erano ascoltati con grande rispetto), la scienza come noi la consideriamo non si è mai sviluppata fino al ‘900 quando, a seguito dell’influenza della cultura occidentale, è entrata alla grande in quel paese e oggi molti scienziati cinesi sono conosciuti nel mondo per i loro studi e le loro scoperte in campo scientifico.
Metaforicamente parlando, si potrebbe dire che il pensiero scientifico occidentale che sottopone l’ ”oggetto” all’indagine di laboratorio, è di tipo lineare (maschile Yang) cioè di causa-effetto nel tempo, mentre la mentalità orientale, nella quale è più sviluppato l’intuito, la sensibilità e lo spirito di osservazione del “qui e ora” è più vicino al modo di pensare femminile cioè Yin.
Nel mondo dell’I CHING, il rapporto tra parole, immagine e idea è tracciato nel seguente passo di Wang Bi, un poeta morto giovanissimo (23 anni), che subì una profonda impressione dal testo:
L’idea trova espressione nell’immagine
L’immagine si rivela attraverso la parola
Le parole servono a chiarire l’immagine
Ottenuta l’immagine si dimenticano le parole
Le immagini servono a contenere l’idea
Ottenuta l’idea si dimenticano le immagini…
(M. I. Bergeron Wang Bi, pilosophe du non-avoire Parigi 1986)
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